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19 agosto 2006

Testi ... sacri ? Macché !

I "Testi sacri" sono posteriori all'anno 150 perché:
a) Marcione, autore di due apologie sul cristianesimo, ignora nel 160 l'esistenza del vangeli facendo allusione soltanto a frasi e detti del Signore che definisce “corte e laconiche”.
b)Marcione, continuando a difendere il suo Cristo gnostico dopo l'espulsione dalla comunità di Roma, accusa, intorno al 170, i vangeli che erano stati costruiti servendosi del suo, di essere dei falsi attribuiti in forma fraudolenta a personaggi e apostoli dei tempi apostolici: «Sub apostolorum nomine aduntur et etiam apostolicorum». ( Tertulliano. Adversus Marcionem - IV,3).
Non può che riferirsi a quelli di Marco e di Matteo che furono i primi ad uscire.
c) Giustino, morto nel 165, ignora gli Atti degli Apostoli.
d) Non c'è nessuna allusione a nessuno dei vangeli canonici nella “Lettera di Barnaba” scritta nel 140, né nel “Pastore di Ermas” scritto nel 150, né nella “Lettera ai Corinti” scritta da Clemente nel 150 nella quale si parla della passione di Cristo non come fatto storico ma come una profezia che si è realizzata secondo il profeta Isaia.
e) Nel Didaché, documento risalente al secondo secolo, scoperto nel 1875, vi si trova la formula del “Pater noster” e il “Sermone della Montagna” (entrambi di origine essena) ma nulla che parli dei 4 vangeli. (Documento prettamente esseno).
f) Il primo che parla chiaramente dei 4 vangeli è S. Ireneo nel 190. Infatti Luca e Giovanni furono scritti dopo Marco e Matteo.
«Questo silenzio da parte di tutti gli autori, sia cristiani che profani, riguardo i vangeli, è la migliore prova della data tardiva della loro redazione. Il Concilio vaticano II per quanto abbia riaffermato le date attribuite ai vangeli, nulla ha cambiato alla verità storica, avendole imposte come verità di fede». (Guy Fau- Opera citata, pag. 84).
I vangeli canonici non sono stati scritti da testimoni oculari che vissero in Palestina, né tantomeno da ebrei quali erano gli autori ai quali sono attribuiti, per i troppi errori geografici che contengono e l'assoluta ignoranza delle leggi Bibliche. Soltanto Edel Smith ha contato in essi ben 250 errori (opera già citata) e tutti così gravi da rendere inutile ogni commento sulla loro falsità di costruzione.
I Testi Sacri non sono che una composizione di episodi riferentisi a fatti e detti esistenti già da prima dell'epoca attribuita a Gesù, una vera e propria ricopiatura dei libri Esseni e del Vecchio Testamento così fedele da portare Steudel a lanciare la seguente sfida ai teologi cristiani: «Sarei riconoscente a quel teologo che mi portasse una sentenza o un fatto che si riferisce a Gesù del quale io non possa dimostrare che già esisteva sin da prima che lui nascesse». (Guighebert- Gesù- pag.49). Nessuno si è fatto avanti!
Prendendo spunto dai vangeli attribuiti ai quattro evangelisti, una volta confermata la natura umana di Cristo, a cui fu dato il nome di Gesù soltanto nella seconda metà del secondo Secolo, ogni comunità passata alla corrente materialista, costruì il proprio vangelo.
In questa anarchia di vangeli nei quali si parlava in alcuni dell'infanzia di Gesù, in altri della vita della Madonna, ne sorsero alcuni, di matrice ebrea che in antitesi ai vangeli del cristianesimo, costruirono un Gesù bastardo, che nato dall'unione di un soldato romano con una prostituta ebrea, lo facevano risultare un uomo geniale, ma cattivo e perfido da rapportarlo a Satana (vedi le “Toledoth” da cui deriva il “Vangelo del Ghetto”), si andò avanti in un continuo di diatribe che, via via che i concetti si sistemavano, sorgevano in seno agli stessi padri della Chiesa finché Costantino non riunì tutte le Ecclesie sotto una sola ideologia. Fu soltanto dopo il concilio di Nicea (325) che fu stabilito quali dovevano essere i testi sacri ritenuti canonici e quali dichiarati falsi e non attendibili (aporifi e pseudo). Per dimostrare quanta confusione ci fosse ancora nei concetti religiosi della nuova religione, è sufficiente dire che l'Apocalisse, considerata inizialmente apocrifa, fu annoverata tra i canonici, dopo accese discussioni, soltanto nel VI secolo.
Alla domanda che a questo punto sorge spontanea su come abbia potuto imporsi sulle altre una religione così basata sulle più assurde incoerenze e i più evidenti anacronismi, la risposta ci viene fornita dalle violenze che la Chiesa essa cominciò a praticare contro gli oppositori dopo che Teodosio nel 380 la dichiarerà religione di Stato affidandole l'amministrazione morale dell'Impero. In un continuo di persecuzioni, di ricatti, di anatemi e scomuniche si fecero stragi di tutti gli oppositori i cui milioni di cadaveri furono ammucchiati e nascosti nei secoli che seguirono dietro quella croce che oggi si pretende farla passare per il simbolo di civiltà e di cultura occidentale.Paradiso. Rappresenta l’archetipo dell’idea di “ricompensa”, ma ciononostante ben poche volte il paradiso è un luogo democratico aperto a tutti. Nella Cina pre-buddista, per esempio, ci andavano solo gli imperatori; nelle epoche antiche, i Campi Elisi erano destinati solo ai guerrieri e agli eroi, mentre per il popolo esisteva l’Ade, il posto delle ombre vaganti. Lo stesso ebraismo all’inizio non prevedeva il paradiso, niente ricompense nell’aldilà, ma solo l’assicurazione di una terra per il popolo eletto da Dio. Poi, nel II secolo a.C. nacque l’idea che i martiri potessero raggiungere Dio in qualche modo, cosa che in seguito fu allargata a tutti i giusti; proprio la promessa di una vita eterna e beata decretò il successo del cristianesimo. Nel primo induismo (Veda) non c’è traccia di paradiso, che poi fu immaginato come luogo in cui sostare tra una reincarnazione e l’altra (e ce ne sono fino a 85 milioni!). Per i musulmani, il paradiso è un luogo molto concreto, pieno di delizie materiali quasi a voler riscattare la loro assenza nella vita terrena, comprese (lo dice il Corano) vergini dal seno rotondo.Purgatorio. Agli albori del XIII secolo la Chiesa operò la conquista più importante mai avvenuta da molti secoli. Si trattava di impadronirsi di un regno tremendo e immenso, di un "luogo" al di là delle influenze di ogni struttura umana, di uno "spazio" che si era sempre pensato proprio di essenze trascendenti l'umanità: l'aldilà. Una conquista di tale importanza avvenne grazie a una "invenzione", quella del Purgatorio: un "terzo luogo" (secondo l'espressione di Martin Lutero) dove si "ripara", un luogo dove la speranza può ancora vivere tra i patimenti. Lo spiega Jacques Le Goff, massimo medievalista francese, in un suo libro del 1982 pubblicato in Francia presso Gallimard, "La Naissance Du Purgatoire" (La Nascita Del Purgatorio). Prima del XIII secolo né la parola Purgatorio né la sua rappresentazione esistevano. Fino a quel momento c'erano solo vaghe credenze. Ma per arrivare all'invenzione del Purgatorio ci è voluto del tempo: la Bibbia non ne faceva parola (come ribadiranno, in epoca della Riforma, i Protestanti) e il concetto andò sviluppandosi adagio. Il concetto di un terzo luogo era un'idea terribilmente estranea all'uomo medievale, abituato, quasi come un antico manicheo o un càtaro, a ragionare su sistemi binari: Dio e Diavolo, bene e male, nobili e plebei, chierici e laici, ricchi e poveri. Ma il Purgatorio godé di un pubblicitario di eccezione, Dante Alighieri! La morte finisce di essere il momento cruciale in cui tutto è giocato, momento di frontiera tra vita e eternità. Si può parlare di una vera e propria dilatazione delle occasioni di salvezza. Tra vivi e morti inizia una attiva solidarietà, uno scambio. Di qua le messe per aiutare l'anima del penitente a liberarsi più in fretta dal Purgatorio, di là il rapporto individuale con l'Oltretomba. E in questa situazione è la Chiesa che gestisce la politica del Purgatorio, che conquista il territorio della Morte. La giurisdizione ecclesiastica si estende all'Aldilà, che era di Dio. La folla di anime in attesa del Purgatorio si trova legata al mondo dei vivi. E i fedeli vengono gradualmente abituati (e legati) a un nuovo repertorio di gesti, preghiere, elemosine. Le indulgenze, queste chiavi del Paradiso, ne sono l'esempio celebre e remunerativo. La Chiesa che conquista l'Aldilà stabilisce in terra un potere spirituale, ma anche economico, vastissimo. E quando la Chiesa ebbe bisogno di rendere "visibile" il Purgatorio, di descriverlo, di dargli una immagine reale, ecco pronto il trionfo visuale grazie all'opera di Dante Alighieri e la sua seconda Cantica. Il Purgatorio diverrà dogma nel XVI secolo. (fonte: www.luigicascioli.it)

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