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  • SIAMO FATTI DI MATERIA E PENSIERO: E' COSI' DIFFICILE DA ACCETTARE?

18 agosto 2006

C'E' L'ANIMA?

Qualche religione prescrive che dentro il corpo umano (per quello degli animali ci stanno pensando...) ci debba essere un'altra cosa, una sorta di spirito che ha voluto direttamente un dio per far sì che vivessimo. Il cattolicesimo parla certamente di anima, ma non la sa descrivere: è la mente?, è il pensiero?, è qualcosa di diverso e separato da noi o siamo noi?, è un'energia?, è concreta o astratta?, è visibile o invisibile?... Tutto, o quasi, nasce dalla favola biblica secondo cui, durante la creazione di Adamo, dio gli soffiò dentro il proprio spirito e quello visse. Ora, al di là che la favoletta di Adamo ed Eva non regge per innumerevoli questioni, l'immagine del soffio è inverosimile e irriguardosa; si paragona dio a un giocattolaio che per far muovere il proprio bambolotto gli mette le pile. Un dio poteva ben creare l'uomo già completo di spirito o di pile, perché aggiungere quest'azione teatrale del soffio? Sia come sia, la novella è sopravvissuta sfidando i secoli. L'ha potuto fare giacché sono stati in gran parte secoli inutili sul piano dell'evoluzione della razionalità che, a parte qualche spunto sporadico, si è affacciata compiutamente sul mondo molto tardi con l'Illuminismo (XVIII secolo). Fino ad allora si era andati avanti con approssimazione, senza una cultura scientifica, senza una logica slegata dal piano divino, con un potere di ragionamento ristretto a pochi uomini e impedito alla gran massa tenuta, apposta o per contingenze, nell'ignoranza e nell'impotenza economica e culturale. Nell'opera "Fedone" l'anima è ipotizzata per la prima volta in modo riconoscibile dall'ateniese Platone (siamo a 4 secoli prima di Cristo). Ma è ancora un'anima senza divinità, atea, slegata dal discorso religioso. Sarà poi il cristianesimo a scippare al paganesimo anche questo concetto e a inglobarlo nella propria dottrina come se fosse suo originale. Operazione non così secondaria, se pensiamo che grazie alla "certezza" dell'anima i cristiani possono battezzarci, possono impaurirci con l'Inferno, possono obbligarci a condurre la vita prescritta da remote scritture che loro considerano sacre. Eppure, basterebbe chiedersi un po' di cose "eretiche": se l'anima è qualcosa di diverso da me, che interesse ho io al suo destino dopo la mia morte? Dov'è e cos'è il serbatoio di anime da cui dio attingerebbe per ogni nuovo nato? E ammesso che invece le nuove anime vengano "create" dal nulla (ricordo che la creazione è fisicamente impossibile; e se dio ha creato le leggi della fisica, perché le vìola?), dove e come sono stipate dopo la morte dei rispettivi corpi assegnati? E in base a quale criterio un'anima viene assegnata a un corpo piuttosto che a un altro? L'anima di un criminale è anch'essa criminale o cosa? Ed è colpa dell'anima la situazione del corpo, viceversa, o cosa? E dove va l'anima quando siamo in coma profondo?

Domande sciocche e calunniose? Nient'affatto: anche il credente ha il diritto di chiarirsi i meccanismi più pratici della propria fede se non vuole procedere nel buio e nell'ottusità. E' troppo facile dire che le cose stanno così e basta: oggi abbiamo bisogno di conoscere, non certo di credere, dal momento che abbiamo creduto alle cose più astruse per millenni!

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