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19 agosto 2006

Inferno ?

Nelle culture indigene primitive e in quelle africane, l’idea che l’uomo potesse essere punito (o glorificato) dopo la morte non è mai esistita. Chi moriva, o veniva rimosso dai ricordi della gente o, se era un capo, si reincarnava. La concezione di un aldilà nacque nel II millennio a.C. In alcuni testi egizi si accenna alla presenza di una sorte di giudice celeste che condanna il defunto a precipitare in un inferno “stranamente” molto simile a quello descritto poi da Dante Alighieri. Tale concezione dell’Inferno non dilagò subito, tant’è vero che nella Grecia di Omero le anime erano null’altro che ombre abitanti di un inferno-deposito. Nemmeno nell’Antico Testamento l’inferno è quello di Dante: il luogo è lo sheol e lì stanno tutti i morti, buoni e cattivi. L’inferno immaginato dai cristiani di oggi comparve solo nel II secolo a.C., quando lo sheol divenne un luogo di punizione destinato ad atei e peccatori, contrapposto al luogo di beatitudine dei piani alti dell’aldilà. Da quel momento in poi, la concezione dell’inferno cristiano divenne sempre più forte e truculenta, fatta di fuoco, tenebra e dolore. Ad aggiungere nefandezze, il cristiano è stato superlativo, giacché ha reso l’inferno anche eterno e definitivo. Il teologo Origene (III sec. D.C.) aveva pure spiegato che la dannazione non poteva essere eterna, ma la Chiesa cattolica non gli diede ascolto. Anzi, si immerse sempre più a costruire un’architettura forte che gestisse il meccanismo delle punizioni post mortem. C’è riuscita così bene che ancora oggi questa fanciullesca prospettiva dell’inferno è capace di convincere molta gente e di educare in un certo modo i loro figli. L’inferno è riconosciuto anche dai protestanti, ma per loro è solo una metafora popolare. L’Islam ha ereditato da ebrei e cristiani il lato peggiore dell’inferno: il djahannam, luogo pieno di mostruosità e di angosce. Ma il djahannam non è eterno, e c’è spazio per il perdono. Più morbida è la punizione nell’aldilà delle religioni orientali, costituita quasi sempre da occasioni per reincarnarsi, mentre l’inferno è associato al proprio corpo materiale, elemento di peccato e prigione dell’anima. Curioso e inquietante il destino dei peccatori secondo i Testimoni di Geova: esattamente mille anni dopo Armageddon (la battaglia fra Dio e Satana), costoro verranno semplicemente annientati.

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