Da chi e quando è stata scritta l'Apocalisse? Cosa esprime l'Apocalisse?
Secondo la Chiesa, “l'Apocalisse, dal greco “Rivelazione”, è stata scritta dal discepolo Giovanni, lo stesso autore del IV vangelo, negli anni 94-95 nell'isola di Patmos (Grecia) durante le persecuzioni contro i cristiani operate dall'Imperatore Domiziano. Essa esprime, attraverso la rivelazione da parte di un angelo a Giovanni l'evangelista, la certezza della vittoria finale di Cristo sulle potenze del male”. (Bibbia ed. C.E.I.)
Lasciando ogni commento sul significato abusivo e fazioso che la Chiesa attribuisce a questo libro, che non è nostra intenzione entrare in discussioni fideistiche, passiamo all'esame di questo libro considerando esclusivamente quei presupposti che possono essere trattati in un processo laico, quali quelli dipendenti esclusivamente dalla ragione e da una controllabile documentazione storica.
Il libro dell'Apocalisse, composto di 22 capitoli, è stata scritta in realtà in due edizioni, la prima costituita da 18 capitoli, uscita nel 68 durante la guerra del 70, e la seconda, rappresentata dai primi tre capitolo e dall'ultimo, che fu aggiunti nel 95 dagli spiritualisti. Come è logico che fosse, mentre i primi 18, scritti dai rivoluzionari, sono l'espressione del programma guerriero zelota basato sull'odio e la vendetta contro Roma e i suoi alleati, i secondi quattro, scritti dagli esseni spiritualisti, rappresentano tutto il pacifismo di cui costoro si erano fatti ostentatori dopo la scissione dalla corrente rivoluzionaria.
L'Apocalisse, guardata dalla Chiesa sempre con diffidenza per i suoi concetti esseno-zeloti, tanto da essere inclusa nei testi canonici soltanto nel VI secolo, è dei libri sacri quello che più di ogni altro dimostra la non esistenza storica di Gesù.
In entrambe le edizioni, sia in quella del 68 come in quella del 95, si ignora tutto della vita di Cristo e della sua morte. Il Messia dell'Apocalisse risiede ancora in cielo, presso il trono di Dio, e quando in un suo capitolo (XII) si parla della sua nascita lo si fa concepire dalla costellazione della Vergine all'origine dei tempi e, sempre rimanendo nel mondo dell'astrologia, il Messia dell'Apocalisse è rappresentato in cielo sotto la forma dell'Ariete, primo segno dello zodiaco che comanda i destini del mondo, al quale viene simbolicamente associato l'agnello pasquale biblico dell'Esodo. La discesa del Messia, che si realizzerà, secondo le visioni riportate dal libro dei Maccabei, nella persona di un condottiero vittorioso su un cavallo bianco al suono di trombette, annunciata come prossima, non ha nulla a che vedere con la Passione di Cristo dichiara avvenuta nel 33: lontano dal morire in croce, egli sterminerà i nemici per sedere su un trono che durerà mille anni. La Chiesa cerca di dare a questa immagine dei mille anni, come viene detto dalla C.E.I nel passo introduttivo sopra riportato, il valore simbolico di un messaggio di speranza nella vittoria finale del Cristo sulle potenze del male, ma basta leggere bene l'Apocalisse per renderci conto che la distruzione di Roma, simbolo della corruzione, è annunciata come un fatto reale e non come una profezia.
“Il Messia atteso nell'Apocalisse è il “Figlio dell'uomo” della visione di Daniele. Lontano dal morire in croce, egli è colui che stabilirà l'impero giudaico sulle rovine di Roma che non sono procrastinate ad un'epoca lontana e futura, ma previste così imminenti da rendere assurda ogni altra interpretazione. E l'autore, che ha ripreso questo messaggio nel 95, non contraddice affatto l'attesa espressa dall'edizione del 68, facendo terminare l'opera su questa promessa da parte del Messia: «Si. io verrò presto», al che l'autore rispondendo :«Venite, Signore, venite!», dimostra di ignorare che egli sia già venuto sotto un'altra forma”. (Guy Fau. op. cit. pag. 60).
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1 commento:
imparato molto
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